Petra Magoni e Ferruccio Spinetti al Blue Note

di Mario Gazzola

Gli acuti aguzzi di Petra

Cos’avete pensato? Mica la tragica Petra fassbinderiana: qui parliamo della solare Petra Magoni, che a sentirla cantare vi riaccende la vita. Accompagnata dal fido contrabbassista Ferruccio Spinetti – con cui da 14 anni fa coppia nel rodato duo Musica Nuda – Petra Magoni è una “maga di Oz della voce” benedetta dalla musa Euterpe, t’incanterebbe anche cantando degli estimi catastali. Ma se accende il juke box all’idrogeno delle sue cover, allora dimentichi tutto e voli Over The Rainbow, perché lei ti fa superare di slancio ogni barriera: per prima quella incrollabile fra generi musicali “alti” o “bassi”. Già, nel suo canzoniere una Paint It Black di Caterina Caselli ha la stessa dignità di quella degli Stones, e Judy Garland o il Nat King Cole di Nature Boy possono andare a braccetto con Händel, Madonna o Donatella Rettore: purtroppo ieri sera ci sono mancate proprio le sue versioni funamboliche di Like A Virgin e Splendido Splendente, ma vi basti sapere che la sua Blackbird non teme il confronto con le mille cover che già conoscete della gemma musicale di McCartney.
A un certo punto Spinetti accenna al contrabbasso anche un lampo di Norwegian Wood prima di planare senza soluzione di continuità su una propria composizione cantata dalla pisana vocalist in dialetto (quasi) napoletano: infatti l’ultimo album del duo, Leggera (Warner), è il primo interamente formato da brani inediti in italiano, composti da nomi come Peppe Servillo, Lelio Luttazzi, Fausto Mesolella, Frankie Hi-NRG, Kaballà e Bruno Lauzi. Certo, per quanto spesso idee simpatiche e spiritose, non è facile eguagliare l’entusiasmo che accendono all’istante classici come la conclusiva Come Together: è evidente che tutti saltiamo in aria sentendo strapazzare sovrumanamente i motivi che già conosciamo, ma la brillante Petra non teme il confronto e da un ruffiano ritornello come “Feltrinelli… e noi fra quelli” (Cusumano/Mesolella) tira fuori abilmente un divertente momento di coinvolgimento del pubblico.
Superato senza danni l’interludio in cui Petra ospita l’amica cantautrice Linda Madrigali, che canta una ballata accompagnandosi con la chitarra acustica in sedia a rotelle e deve issarsi sul palco da sola a braccia (in seguito ci confesserà di non aver potuto nemmeno accedere ai camerini degli artisti siti al piano superiore, ma ormai si sa, il Blue Note è un po’ la Sparta di chi ha qualche difficoltà motoria), si torna al “nudo” duo Magoni-Spinetti. Affiatati come consumata macchina da guerra, con un suono ridotto appunto all’osso strappano l’applauso senza intellettualismi, anche quando citano la lezione dell’intellettuale Calvino sulla leggerezza. E in suo nome si concedono anche diverse gigionerie di cabaret musicale: su tutte, aprire la buffa Il cammello e il dromedario del Quartetto Cetra con un’intro mediorientaleggiante da muezzin, più volte sabotata dal bassista con intrusioni di The Final Countdown degli Europe (Petra finge di sopportare a stento i suoi dispetti) e poi di You’re The One That I Love da Grease, cilindro da cui la cantante estrae un nuovo coniglio cabarettistico, offrendo il microfono al bassista (che grugnisce nel suo ruolo di grezzo-spalla), poi ad alcuni spettatori per averne l’arcinoto “Uuh-u-uuh” del ritornello (e, si sa, sotto il palco non siamo proprio tutti dei tenori).
Come si diceva, Come Together chiude il nostro set e, anche senza la chitarra di George Harrison, fra i guizzi e i ruggiti di Petra vi fa dimenticare in un attimo le mille versioni che pure avrete già in mente del surreale monumento swampy blues di John Lennon. Che canzoni avranno sfoderato nel successivo set? Bisognerebbe avere un amico nella coda delle 23,30. Oppure vedere una delle prossime date del duo.

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