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Bob parrucchiere, confidente e amico: "Quando dissi a Leo fai 'Titanic'"

Hair-stylist e proprietario di Transcend Salon di Los Angeles, Bob Geever ha acconciato tantissimi divi da Sharon Stone a Tom Hanks e rivela: "Volevano fare un reality su di me ma ho rifiutato perché erano interessati solo al gossip

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LOS ANGELES - "A dodici anni, tra un'acrobazia sullo skateboard e una partita di pallacanestro, bussava al vetro del mio salone quattro volte al mese per farsi tagliare i capelli. A ventidue, dopo Romeo + Giulietta, diventai il suo amico-confidente. ‘Bob, sto lavorando sodo per la parte di James Dean in un film biografico, è il ruolo della mia vita, qualcosa di classe’, ripeteva. Ma arrivò l'offerta di James Cameron: 2 milioni e mezzo. Titolo del film: Titanic. Per lui, un action come tanti. ‘Leo, non ho dubbi: 300 mila dollari contro 2 milioni. Scegli Titanic, è epico, moderno, piacerà ai giovani. Per James Dean c’è sempre tempo. Quando diventerai una star potrai fare tutto quello che vuoi e cambiare il mondo, magari diventi pure ambasciatore’, gli dissi in lacrime, nello stupore che di lì a poco avrei lasciato un figlio seguire la strada dei suoi sogni". Chiuso in una hall insonorizzata, lo zac delle forbici, phon, shampoo e tinte per capelli, lontanissimo da ogni divismo, Bob Geevar, hair-stylist e proprietario di Transcend Salon, ha curato l’acconciatura di tutte le celebrities della New Hollywood: da Tom Hanks a Rob Lowe, da Sharon Stone a Jennifer Aniston. Tra loro, qualche scrittore (Stephen Chbosky), giocatore di football (Jon Ritchie), lottatore di arti marziali (Beneil Dariush) e cantante latino (Jennifer Lopez). Ma è con Leonardo DiCaprio che Bob mantiene un legame paterno.

Bob il parrucchiere delle star da DiCaprio a Sharon Stone

È l'unico, dopo la famiglia DiCaprio, a conservare il videotape con il provino originale di Leonardo per la parte del ‘ragazzo interrotto’ Jimmy Dean, la star di Gioventù bruciata e Il gigante dalla fama postuma. Da Good Morning America ai programmi tv più gettonati, le offerte hanno toccato il milione: “Sono disposti a riempirmi di soldi pur di avere quel filmato. Ho sempre detto no. Il papà di Leo, George, viene spesso a farsi un taglio e mi chiede ancora: 'Ma perché non lo vendi e basta? Sei proprio matto, Bob'. La mia fedeltà a Leo è totale. Sul poster di Titanic mi ha lasciato scritto: ‘Non esistono solo talenti ma buone persone’. E forse è per questo che dagli anni Ottanta-Novanta le persone famose si trovano a loro agio con me: nel mio salone parliamo di storia, arte, politica, umanità. Non ci occupiamo di reality, Paris Hilton o Kim Kardashian. Con me le star vogliono avere una conversazione autentica”. E hanno trovato pane per i loro denti: Bob ha viaggiato per il mondo, soprattutto in Italia ("I miei idoli sono Roberto Benigni in Johnny Stecchino, Gigliola Cinquetti, Gianni Morandi, Al Bano e Romina Power, Pavarotti"). Ha una laurea in psicologia, è stato portiere di calcio, pugile professionista, esperto di jiu-jitsu, architetto, interior designer. Il sindaco di Los Angeles gli ha persino donato un attestato dopo aver salvato la vita a un losangelino, messo al muro da una gang. "Non faccio che chiedermelo: con tutti i mestieri che potevo fare, perché proprio il parrucchiere? Credo sia a causa di mia madre. Oggi, quando curo l’acconciatura di un’attrice o di una pop-star come Jessica Simpson, mi sembra di mettermi in comunicazione con la mia parte femminile. Se ho di fronte Nick Nolte, invece, ecco prevalere quella più dura, pronta a prendere a pugni i brutti ceffi. Una volta, al cinema, durante Avatar, mi sono alzato dalla poltrona e ho buttato fuori un disturbatore. La sala è esplosa in un applauso". Bob ha frequentato una delle scuole di bellezza più prestigiose di Los Angeles: "Ora ce ne sono fin troppe ma, negli anni Sessanta e Settanta, un bravo hair-stylist poteva sbizzarrirsi" racconta. "Sono stato uno dei primi a portare il punk sotto le colline di Hollywood, tutti facevano la fila per avere il colore rosso, una mia ricetta segreta. Seguivo la moda ma rompevo le regole. Verso la metà degli anni Ottanta capii che Hollywood cercava delle capigliature che andassero di pari passo col vestito della star, che risaltassero le linee delle spalle, il corpo, la silhouette. È così che ho cominciato a vincere i campionati di moda e sono diventato amico di Trevor Sorbie e Vidal Sassoon. Ognuno di noi, da apprendista, voleva diventare un coiffeur imprenditore. Vidal  ha persino combattuto nella guerra arabo-israeliana. Io, che ho origini ebraiche, italiane, direi internazionali tanto ho viaggiato, mi trovo bene con tutti, purché non siano viziati e capricciosi".

A proposito di reality, diversi network hanno provato a corteggiare Bob, ma nulla da fare: "Cercano solo di estorcere gossip. Non sono interessati a me, umanamente". La tentazione di diventare un attore si è infilata sotto il suo cappello da Rocky con la piuma bianca ma è svanita presto: “Anni fa Gary Oldman mi scelse come protagonista di un suo film da regista, Funeral Party. Al tempo Oldman aveva problemi con la sua compagna e ha tirato i remi in barca. Non mi sono arreso e ho cominciato a scrivere io la mia sceneggiatura”. Le ispirazioni? "Akira Kurosawa, Ingmar Bergman e David Lynch. Di cinema me ne intendo, credo di avere dei gusti colti e raffinati. Hollywood è un po' vacua, in questo senso; me ne ero già accorto quando ai party mi dicevano: 'Guarda questa sedia da parrucchiere, è antica'. E io: 'Antica perché ci si è seduto sopra Charles Manson?'. Con lo star-system bisogna tenere sempre i piedi per terra e la mente aperta". Secondo Bob la nuova icona dei nostri tempi è Jake Gyllenhaal. Lo ha incontrato ai tempi di Donnie Darko e profetizzò: “Tu, ragazzo, sei una promessa e diventerai qualcuno”. Da quel momento sono rimasti in contatto ed è lui a presentarsi a Bob in segno di rispetto.

"Una delle amicizie più belle, nello showbiz, rimane quella con Sharon Stone" dice. "Dopo Casino di Scorsese, mi chiamò la sua manager per aggiustarle i capelli. Qualcuno aveva fatto un pessimo lavoro, glieli aveva letteralmente bruciati. Io salvai la situazione e le feci un buon prezzo. In uno dei suoi ultimi biglietti, Sharon ha scritto: ‘Bob, tu meriti il tuo red carpet’. Ma no, grazie. I riflettori non fanno per me anche se sento di dovermi reinventare. Le mie foto con i divi stanno ingiallendo, tutto sembra sospeso in un’era che non c’è più, e io provo un po’ di malinconia". Bob è un cantastorie ideale ma non vuole finire appeso alla parete del suo salon. Dopo la migrazione forzata a Glendale, sta cercando di tornare nel suo quartiere, Los Feliz, e portare la bottega futuristica - "La più moderna degli Stati Uniti" secondo Modern Salon Magazine - là dove ha fatto da padre e confessore a DiCaprio. "Il mercato immobiliare in questa città ha messo a dura prova le mie forbici. Finché avrò l'affetto dei miei clienti, dai personaggi dello spettacolo al tassista notturno, fino ai parenti che arrivano da Las Vegas per un taglio, terrò i guantoni addosso. Intanto vado a iscrivermi su Instagram".