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Marilyn e quella gonna che si alza, la sequenza "che visse due volte"

Un video finora inedito pubblicato dal New York Times, rivela che una delle scene più iconiche del cinema (quella di 'Quando la moglie è in vacanza') fu girata due volte, una prima a New York e una seconda negli studi di Los Angeles. Il motivo? La gelosia del marito italiano di Monroe, Joe DiMaggio
 

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Un soffio di vento dalla grata della metropolitana, sul marciapiede, la gonna plissettata di un abito bianco che si solleva e inizia a svolazzare quasi come se si animasse, due mani che cercano di domarla, ma non troppo: inizia come un gioco quella che sarebbe diventata una delle scene più iconiche del cinema, più iconiche e sensuali: siamo a Manhattan, all’angolo tra Lexington Avenue e la 52esima strada. Marilyn Monroe, diretta da Billy Wilder sul set di Quando la moglie è in vacanza, indossa un vestito da cocktail che scopre la schiena e ha una profonda scollatura davanti. È con Tom Ewell (protagonista con lei del film), i due sono appena usciti dal Trans-Lux Theatre quando l’attrice indugia sulla griglia di ventilazione della metro. La gonna si apre come una ruota: "Non è delizioso?", sussurra Marilyn.
Quella scena, girata la notte del 15 settembre 1954, non è stata utilizzata nel film. È stata invece ricreata a Los Angeles, negli studi della 20th Century Fox. Il motivo? Troppi fotografi, troppa folla intorno a Marilyn. "Si era sparsa la voce che l’attrice avrebbe girato una scena lì – racconta Billy Wilder nella sua biografia, Nobody’s Perfect – e, nonostante fosse l’una di notte, erano arrivati in centinaia, quasi tutti uomini. Gridavano il suo nome e le chiedevano di sollevare di più la gonna. Le immagini erano praticamente inutilizzabili". Se però fino a questo momento si era creduto che di quella scena originale non fosse rimasto niente, ecco la sorpresa. Il New York Times pubblica oggi un rarissimo filmato di quella calda notte estiva. A girarlo è stato un videoamatore tedesco, Jules Schulback. Che cosa ci facesse Schulback a New York, più di sessant’anni fa, è un’altra – bella – storia: la raccontano alla testata americana le sue nipoti che ammettono: "Per anni non abbiamo dato il giusto credito alle parole del nonno, quando ci diceva di quella notte in cui si era trovato davanti a Marilyn Monroe". Finché, poco tempo fa, un 16mm spunta tra i filmini di famiglia: la prova che "quell’abile intrattenitore" aveva sempre detto la verità.

'Quando la moglie è in vacanza', quella scena diventata cult

Joe DiMaggio, "l’italiano geloso". Se la scena girata quella notte a New York "è scomparsa immediatamente", continua Billy Wilder nell’autobiografia, "è stato anche a causa dell’effetto che ha provocato su Joe DiMaggio". All’epoca il campione di baseball era sposato con Marilyn Monroe e vedere tutta quella gente incitare l’attrice perché scoprisse di più le gambe, lo rese furioso. "Dille che la aspetto in hotel", racconta nel documentario Love, Marilyn Amy Greene, un’amica della coppia, anche lei quella sera tra la folla. La stessa notte, le urla di una violenta discussione arrivarono ai vicini di stanza dei due, al St. Regis Hotel, al punto che c’è chi è pronto a scommettere che DiMaggio avesse picchiato Marilyn. “Forse perché aveva origini italiane e gli italiani sono estremamente gelosi”, azzarda George Barris, fotografo di scena di Quando la moglie è in vacanza, nello stesso documentario.

In ogni caso, solo tre settimane dopo quella notte, Marilyn avrebbe chiesto il divorzio. Quindi, “le immagini sparirono presto” scriveva Wilder, aggiungendo “ma sono sicuro che un giorno faranno capolino dall’archivio di qualche appassionato”. E infatti eccole qua. Jules Schulback non si separava mai dalla sua Bolex, si era trasferito negli Stati Uniti perché, ebreo, doveva fuggire dalla Germania di Hitler. Partito solo, in cerca di un lavoro, riuscì a tornare, nel '38, per prendere con sé moglie e figlia. Ingannò le guardie naziste alla frontiera dicendo che era distributore dell'ultimo film di Clark Gable, sapendo quanto i tedeschi fossero appassionati di quell'attore. Così nel luglio del 1954 Schulback si trovava a New York già da qualche anno: le sue riprese costituiscono un punto di vista nuovo della scena ormai leggendaria. Un filmato di pochi secondi, pubblicato dal New York Times, che mostra una Marilyn incredibilmente vicina, impegnata a tenere a bada la gonna del suo abito bianco, sorridente affianco a Tom Ewell, con una pochette dello stesso colore del vestito in una mano e un foulard bianco e rosso nell’altra. Un vestito da oltre cinque milioni di euro. William Travilla ha disegnato quello che per molti è l’abito più famoso della storia del cinema. Lo legava all’attrice un rapporto molto particolare. "I miei abiti per Marilyn erano un atto d’amore, la adoravo", è arrivato a dichiarare. E lei non si rivolgeva a lui con parole meno intense: in un bigliettino scritto a mano per ringraziarlo gli diceva: “Billy, ti prego, vestimi per sempre. Ti voglio bene”. Parlando però della sua creazione per Quando la moglie è in vacanza, Travilla sorprende tutti: "Era solo uno stupido vestitino bianco". Anche se nel film Marilyn Monroe interpretava la sensuale e irresistibile vicina di casa di Tom Ewell, Billy Wilder voleva che Marilyn mantenesse un lato innocente e Travilla era stato chiamato a realizzare un abito che rispecchiasse entrambi gli aspetti. Così pensò a questo costume in crêpe di seta color avorio, perché con le luci di scena risultasse bianco. Ogni piega della gonna era stata fatta a mano, come pure la cucitura dell’orlo. Nel 1971 Debbie Reynolds si aggiudicò l’abito per duecento dollari (circa 188 euro), aggiungendolo alla sua già nutrita collezione di costumi di scena. “È ormai color écru”, confessò qualche tempo dopo la Reynolds a Oprah Winfrey, durante il suo show televisivo. Questo non impedì però, quando nel 2011 l’attrice mise all’asta il vestito appartenuto a Marilyn Monroe, che per avere quell’abito da cocktail qualcuno arrivasse a pagare la cifra più alta mai pagata per un costume: oltre cinque milioni di euro. E dobbiamo dire “qualcuno” perché l’asta è stata vinta da un facoltoso acquirente, tuttora sconosciuto, che ha fatto la sua offerta tramite telefono.

Tutte come Marilyn. Oltre a essere entrata nella storia del cinema, la scena di Marilyn Monroe che gioca con la sua gonna sollevata dal vento è forse una delle più riprodotte. Tante sono state le donne famose che hanno voluto rendere omaggio (in modo più o meno convincente) all’attrice. Ci hanno provato Lindsay Lohan, in Quanto è difficile essere teenager, Ashley Benson in Pretty Little Liars o una giovanissima Natalie Portman in Léon. Hanno indossato l’abito bianco sul red carpet Paris Hilton e Jennifer Hudson e per la campagna Max Factor del 2015 la modella Candice Swanepoel è stata trasformata a immagine e somiglianza di Marilyn Monroe in Quando la moglie è in vacanza. Le citazioni, poi, a quella scena non si contano: da più di un episodio de I Simpson, alla cameriera del Jack Rabbit Slim’s in Pulp Fiction, ai poster del film sulla parete della camera di Pénélope ne Il tempo delle mele, alla Charlotte di Gene Wilder che, in La Signora in Rosso, altro non è che una Marilyn Monroe con un abito di un altro colore. Perfino Puffetta nel film I Puffi del 2011 ha a che fare con “uno spiffero” che arriva dal pavimento e solleva la gonna del suo vestitino bianco. Terribile è invece vedere Channing Tatum in Magic Mike con abito bianco e parrucca bionda. È troppo, anche per una parodia.