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Festival del cinema africano di Milano, si parte con 'I'm not your negro'

Da oggi fino al 26 marzo 60 titoli in lingua originale con sottotitoli provenienti da Africa, Asia e America latina

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Una riflessione sulla razza attraverso le parole di un grande scrittore nero, James Baldwin (1924-1987). È un'inaugurazione in grande stile quella dell'edizione numero 27 del Festival del cinema africano, d'Asia e d'America latina – in corso a Milano fino al 26 marzo, con 60 titoli in lingua originale con sottotitoli - che stasera  al cinema San Fedele (alle 20.30) apre le proiezioni con l'anteprima italiana di I Am Not Your Negro, documentario candidato agli Academy di Raoul Peck. Il regista haitiano, ospite in sala e martedì 21 per un incontro, sulle 30 pagine di Remember This House, testo incompiuto dello scrittore americano (doppiato nel film da Samuel L. Jackson), costruisce una complessa disamina sull’identità nera negli Stati Uniti attraverso le lotte di tre leader uccisi, Medgar Evers, Malcom X e Martin Luther King, e l'analisi dell'immagine degli afroamericani, distorta e strumentalizzata, restituita da Cinema e pubblicità.
 

I'm not your negro: "La storia del razzismo è anche la storia degli Stati Uniti"

E se Peck è ospite atteso, lo è altrettanto Willem Dafoe: la star arriverà venerdì 24 per il film My Hindu Friend, testamento del maestro brasiliano Héctor Babenco (Oscar per Il bacio della donna ragno) scomparso in luglio, di cui è protagonista: dimagrito e calvo, Dafoe interpreta un regista malato terminale che lotta per realizzare l'ultimo film.  La rassegna si apre al Casello Ovest di Porta Venezia con la mostra fotografica Where The Future Beats, con scatti dell’Africa contemporanea, creativa e aperta al futuro dal Lagos Photo Festival: i ritratti di donne emancipate nei costumi tradizionali dei loro clan dell’ivoriana Joana Choumali, i nani e i pensionati agghindati da star eccentriche del keniota Osborne Macharia, tra gli altri. Dall'Africa subsahariana arriva anche il titolo più atteso tra i dieci lungometraggi del concorso Finestre sul mondo: Félicité del franco senegalese Alain Gomis, Orso d’argento a Berlino, con rigore alla Dardenne ritrae una donna forte e indipendente, messa a dura prova da un incidente al figlio nella Kinshasa di oggi.

Dalla Berlinale arrivano anche il noir buddista Honeygiver Among The Dogs, esordio della buthanese Dechen Roder dove un poliziotto indagando sulla scomparsa di una monaca si imbatte in una bellissima “demonessa”, e il documentario della marocchina Tala Hadid House in the Fields, girato in uno sperduto villaggio berbero di montagna diviso tra tradizione e l’inquieta modernità delle giovani generazioni. Da vedere anche Live from Dhaka, esordio del bengalese Abdullah Mohammad Saad che gira in un bianco e nero da Nouvelle Vague i tentativi di un uomo di emigrare dalla soffocante Dhaka e lasciarsi alle spalle una vita in fallimento. Dal concorso Extr’a dedicato ai registi italiani, si segnalano The Runaway Bride di Tommaso Cotronei che è riuscito a girare nella zona dello Yemen controllata da Al Qaida la storia di una sposa bambina, Moo Ya di Filippo Ticozzi, premiato a Torino con il viaggio di un cieco attraverso un’Uganda segnata dalla guerra, e Wiwanana di Iacopo Paterno che rende conto di un progetto di integrazione attraverso il teatro tra Mozambico e Italia, con la partecipazione di Jacopo Fo.