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'E.T. - L'extra-terrestre' compie 35 anni, la faccia buona della fantascienza

Il 26 maggio 1982 Steven Spielberg presentò a Cannes la tenera storia di un alieno precipitato per caso sulla Terra. Una storia, commovente e (un po') spaventosa, che conquistò un'intera generazione di grandi e piccini. Cambiando per sempre la faccia del cinema fantascientifico

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Oggi la qualifica di 'attesissimo' non si nega quasi a nessun film. Però E.T. - L’extraterrestre attesissimo lo fu davvero: per la fama di cui godeva Steven Spielberg già all’inizio degli anni 80 e per il soggetto, che rimandava al successo dei suoi Incontri ravvicinati del terzo tipo. Se è quasi impossibile sintetizzare la mitologia generata dal film sul piccolo alieno (basti pensare allo spot pubblicitario "E.T… telefono… casa…"), si possono però riassumere l’influenza che proiettò sul cinema di fantascienza in generale nonché, in particolare, su quello successivo dello stesso Spielberg. Prima di citare qualche aneddoto che, forse, non tutti conoscono.

La sci-fi: prima e dopo E.T. Proliferata nel secondo dopoguerra tra gli studios di Hollywood, all’epoca la science-fiction fu un genere eminentemente paranoico, reso tale dal clima della guerra fredda: disegnò scenari bellicosi da La guerra dei mondi agli Invasori spaziali, con l’eccezione del pacifista Ultimatum alla Terra (che fu, per molti versi, l’antesignano del film di Spielberg). In pratica E.T. sdoppiò il genere in due filoni, le cui premesse erano state poste rispettivamente da Incontri ravvicinati del terzo tipo e Guerre stellari, usciti in contemporanea nel 1977. Da una parte il primo episodio della saga di George Lucas proseguiva nel solco della space-opera piena di clamore e di furia; dall’altra Spielberg affermava un filone di fantascienza assai più umanista e ottimista. Pur se numericamente inferiore, questo secondo filone avrebbe generato diversi epigoni: come Coocon l’energia dell’universo di Ron Howard o Il mio nemico di Wolfgang Petersen. Lo stesso Spielberg vi avrebbe fatto ritorno con A.I. Intelligenza artificiale (e, in modo diverso, con Minority Report). Salvo poi sconfinare nell’altro campo con La guerra dei mondi del 2005.
 

'E.T. telefono casa': 35 anni fa il capolavoro di Steven Spielberg


I bambini di Spielberg. Il cinema di Spielberg è ossessionato dai bambini. Il regista ha evocato spesso la propria infanzia. Ha raccontato che da ragazzino s’inventò un amico immaginario di origine aliena per consolarsi del divorzio dei genitori; ha progettato un film autobiografico su sé stesso da piccolo (mai realizzato) e disseminato tutta la sua produzione di presenze infantili, spesso protagoniste o in ruoli-chiave. Dopo il bimbo di tre anni di Incontri ravvicinati, interlocutore privilegiato dei visitors, il protagonista di E.T. è un ragazzino di nove anni, Elliott (come avrà fattezze da bambino il robottino di A.I. Intelligenza artificiale). Ma il catalogo dei minorenni si allunga senza difficoltà, traversando i generi: il ragazzo finito nel gorgo della guerra nell’Impero del sole, i nipotini del magnate in Jurassic Park, la bimba dal cappottino rosso nel più struggente episodio di Schindler’s List, i figli che Tom Cruise difende dagli alieni cattivi nella Guerra dei mondi, fino all’orfanella del più recente dei suoi film, GGG il grande gigante gentile. Protagonisti di altrettanti racconti di formazione, i minori sono più numerosi nella filmografia di Spielberg che in quella di qualsiasi regista di film 'per adulti'.
 
Curiosità. Gli aneddoti, anche bizzarri, su E.T. sono un’infinità. Molti riguardano il piccolo alieno creato da Carlo Rambaldi (che vinse l’Oscar per gli effetti speciali). Costruito in diversi modelli con acciaio, alluminio, fibra di vetro, poliuretano e gomma, il pupazzo aveva ottantasette punti di movimento, di cui dieci nella faccia (ispirata, si dice, a Albert Einstein e Ernes Heminghway); ma in alcune scene era sostituito da due nani rinchiusi in tute. A farlo parlare nell’edizione originale fu un’anziana signora californiana scelta per la voce roca (fumava due pacchetti di sigarette al giorno) e pagata 380 dollari. Non si era mostrata lungimirante la Columbia, quando aveva respinto il progetto definendolo 'uno stupido film alla Walt Disney' e inducendo Spielberg a rivolgersi alla concorrente Universal. Distribuito in America nel settembre 1982, E.T. realizzò, all’epoca, i maggiori incassi di tutta la storia del cinema. Infiniti i commenti: da quelli che lo accusarono di essere un plagio del progetto irrealizzato The Alien del grande regista indiano Satyajit Ray, a coloro che vollero vederci un’allegoria religiosa (cosa che il regista negò). Al film partecipò anche Harrison Ford, nella parte dell’insegnante di scienze di Elliott. Ma la scena fu eliminata in montaggio.