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Calcutta, Subsonica, Elio e gli altri artisti 'off', come suona la canzone di Natale alternativa

Chi l'ha detto che a Natale si è tutti più buoni, felici, pronti ad aiutare il prossimo? Ecco una compilation (tutta italiana) per cantare la festa di Babbo Natale e Gesù Bambino con un pizzico di introspezione in più

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Nel 1993 Ozzy Osbourne ci aveva provato con tutte le forze (malefiche) a entrare nei panni del buono. Non era la prima volta che si concentrava sul santo e sacro tema del Natale. Rimane, negli annali del trash, il duetto di Winter Wonderland tra il signore dei Black Sabbath e la valletta del pop Jessica Simpson (guardate il video, si trova facilmente). Più volte, a partire dagli anni Ottanta, Ozzy si era poi fatto fotografare vestito da Babbo Natale, ma il ghigno che gli usciva era sempre quello: allucinato. Poi, ci fu quel disco, Run Run Rudolph (Before I Bite Your Friggin' Head Off!). Un disco interamente dedicato alla festa più amata dai bambini. Da quell'album venne confezionato anche un videoclip per la traccia ispirata al classico del 1949 Rudolph the Red Nosed Reindeer, la piccola renna dal naso rosso inventata da Johnny Marks. Ozzy, come prevedibile, non si trattiene e per essere fedele fino in fondo al suo animo e al titolo della canzone, prima del finale riservava all'animaletto lo stesso trattamento riservato all'ormai mitologico pipistrello: gli strappa la testa a morsi. A MTV la cosa non piacque affatto e così, di quel video - e di quel cd, ormai rarità - se ne sono perse le tracce.
Una breve ma significativa premessa per far capire che il rock, o in ogni caso quella dimensione musicale che non viaggia sulle traiettorie tradizionali battute dalle slitte cariche di buoni sentimenti, quella che spinge sulla serenità universale a qualsiasi costo ma con gli occhi puntati solo alla vetta (cioè il primo posto in classifica), non ama esattamente il Natale. O meglio: tende a ritrarne il lato più malinconico, a vederne gli aspetti negativi, come il consumismo, la solitudine degli esclusi, il vuoto cosmico da riempire con pacchi regalo (spesso inutili o di riciclo, lo sappiamo tutti). E quindi, per quegli animi sfiniti dalla X-versa associazione tra Natale e 'Babbe Natale' zuccherose - vedere le copertine dei loro dischi natalizi - Mariah Carey e Laura Pausini, ecco una playlist 'alternativa' certo meno rassicurante ma più umana, più vera, tutta realizzata in casa nostra. Vi consigliamo di ascoltarla quando i parenti vi avranno lasciati. Cioè mai (pesce d'Aprile!).
 

Intro
Verdena – Natale con Ozzy (strumentale)
Ozzy doveva tornare. Sì, è vero, questo è uno strumentale, ma quale modo migliore per aprire, con grazia, una compilation tematica dedicata al Natale? Tutta l'attenzione è sulla musica. Che in questo caso è tratta dal disco Endkadenz vol. 2, la seconda parte di Endkadenz vol. 1 (entrambi del 2015), una marcia che macina passi lievi ma fermi, solenne e con cori che sembrano arrivare da angeli impazziti. Il titolo l'ha inventato Luca Ferrari, il batterista dei Verdena. Ozzy è il gatto del fratello Alberto, voce e polistrumentista della band. Il nome è stato scelto in onore del signore dei Black Sabbath, quello che stacca la testa ai pipistrelli (e alle renne).
 
Calcutta – Natalios
"Ciao, quanto ti piace il Natale?": è la domanda che ha portato alla realizzazione della compilation collettiva Sorpresa di Natale, voluta dal cantautore Strueia e da Gianlorenzo dei Marcello e il mio amico Tommaso. Nel disco, uscito il 22 dicembre 2014, l'unico nome finito sul podio è quello del cantante con gli occhi più tristi al mondo, Edoardo D'Erme, che con la consueta agra disillusione racconta una giornata nel mondo degli esclusi (Vasco docet), quelli che a Natale rimangono fuori, da soli, sbagliano i tempi e arrivano tardi, a festa finita. File under: experimental Jesus Christmas music folk lo-fi indie pop Italy.
Il testo: "Ventitré e cinquantanove le luci in chiesa vanno via / ma dove sta la vita mia? / Io quasi quasi vado a casa tanto al Fanfulla hanno finito da mangiare / Le sigarette fanno male / e il freddo non fa proprio per me... / Io non voglio andare in giro da solo / È la notte di Natale anche per me".
 
Subsonica – Coriandoli a Natale
Come dire panettone a Ferragosto. Che utilità ha lanciare coriandoli a Natale? Solo a un bambino piacerebbe ma noi, bambini non lo siamo più da un pezzo. Siamo adulti, soffriamo. La voce di Samuel è limpida come sempre: è così precisa che, in questo caso, riesce a trasformare una canzone non scritta dai Subsonica in una canzone dei Subsonica. L'autore è Gigi Restagno (insieme a Luca Ragagnin), musicista morto nel 1997, alla quale è dedicata. Il brano, con tanto di video, è stato registrato in acustico da Samuel. Una canzone semplice, commovente. Il Natale? È solo una comparsa, usata come metafora dei costanti enigmi che l'esistenza ci sbatte in faccia.
Il testo: "È inutile sai / Vorrei ma non puoi / Toccarmi nel cuore / Entrarmi negli occhi / Ti ha preso in un giorno che ti senti inutile / Coriandoli a Natale / Ma scommetto che poi / tu te ne andrai".
 
La Crus e Vinicio Capossela – Natale a Milano
"Milano non è la verità", cantavano gli Afterhours nel 1999; nello stesso anno i La Crus parlano di Milano come di una città schiacciata dai cartelloni pubblicitari, dalla frenesia, dall'apparenza. La scena probabilmente si svolge in Piazza del Duomo, sullo sfondo le insegne luminose che tappezzano parte degli edifici e che, oggi, sono sparite. È quasi Natale, o forse Natale è già arrivato. Sul palco del Teatro degli Arcimboldi Mauro Ermanno Giovanardi riporta questo pezzo e lo canta con un milanese d'adozione, Vinicio Capossela. Potremmo essere negli anni Sessanta, potrebbe cantare Umberto Bindi. Un tuffo dietro, dentro al cuore.
Il testo: "Questa piazza così piena / mi lascia un vuoto che fa pena / Inno alla pubblicità / stuprare il cuore alle città / renderle solo vanità / Mi fa confondere / ma per fortuna ci sei tu / ed è per questo che son qui / E allora ha un senso anche Milano".
 
Elio e le Storie Tese – Natalino Pacchetti
Il 4 novembre, in collaborazione con Radio Deejay, esce su Spotify un disco con tutte le canzoni di Natale scritte da Elio e le Storie Tese: ben 12. Un tema che ha sempre appassionato il gruppo buontempone per eccellenza, che però come molti buontemponi cela un lato tristanzuolo. In questo caso, con Natalino Pacchetti si parte minacciosi: "La sera di Natale ti arriva gente in casa e in genere son tutti festeggianti". Ecco: gente. Che poi sono parenti, ma rimangono comunque degli sconosciuti. Tema del brano: il consumismo più spregevole e spregiudicato. Nel video gli Elii (e una serie di star, da Valentino Rossi ai dj di Deejay appunto) fluttuano nello spazio. Come a dire, varcare la soglia del Natale è come essere risucchiati in un'altra dimensione. Forse, non c'è ritorno.
Il testo: "La Natalino pacchetti / consegna in tutte le case / Consegna tutte le cose / anche se sono costose".
 
Brunori Sas – La vigilia di Natale
Nel video de La verità, il nuovissimo singolo di Brunori Sas, un Babbo Natale riverso per strada viene caricato in ambulanza. Non vi diciamo come va a finire (male e bene al tempo stesso), solo che c'è un punto fermo che unisce questa canzone a La vigilia di Natale, pubblicata nel 2014: entrambe sono invocazioni a trovare il coraggio per scegliere, rischiare, cambiare strada. Rinunciare al superfluo, alle cose in cui, alla fine, non si crede davvero più se ci si pensa bene. Il dolore? Serve proprio come la felicità. E una canzone così può servire molto bene a ridimensionare una festa come il Natale, in cui si riversano sempre troppe portate, e sempre troppe illusioni.
Il testo: "È che spesso a Natale mi viene il magone / Con le luci, il presepe e tutte quelle persone / Con i pacchi dei regali, con le facce tutte uguali / Col boccone sempre in bocca come un branco di maiali / E pensare com'era bella questa notte 30 anni fa / alla luce di un'altra stella, alla luce di un'altra età".
 
Thegiornalisti – E menomale
Nel 2011 non erano ancora diventati le star dell'indie mainstream (cortocircuito), palazzetti pieni, canti in coro, catarsi collettiva. I giornalisti, quelli veri intendiamoci, ne avevano però parlato già bene. Questo brano è estratto dal debutto Vol. 1, quello con la penna Bic in copertina, e non è, almeno in modo diretto, un brano natalizio. Il suono non è ancora sbocciato assorbendo la grande melodia popolare italiana, è tutto compresso e le chitarre affollano i solchi. Il Natale è lì, fa la sua parte, né buona né cattiva, per la prima volta in questa compilation immaginaria: è un evento dal quale non si può fuggire ma è, in fondo, rassicurante. Come avere l'ospedale sotto casa (e l'ascensore per arrivare in casa se ti sei rotto una gamba pogando al concerto dei nuovi paladini della musica italiana).
Il testo: "A parte il numero di macchine / che sono sotto il mio palazzo / capisco che non è cambiato niente / A parte il modo in cui sto giù / E meno male che c'è il Natale l'ospedale e l'ascensore / E meno male che c'è qualcosa da mangiare quando ho fame / E meno male che ho persino la televisione e un cane / E meno male se decido di cambiare almeno il resto resta uguale".
 
Cosmo – Dicembre
Il Natale? Meglio nominarlo appena, lasciarlo là in disparte, come uno sfondo, come un pastorello qualunque in un presepe. Perché è tutto il mese, il mese intero che lo abbraccia, Dicembre, a essere il contenitore perfetto di una canzone scritta dall'uomo che ha portato la club culture al centro della musica italiana nell'anno 2016. Marco Jacopo Bianchi, che arriva dai Drink To Me, nel disco L'ultima festa fa di dicembre un protagonista nero, il mese da odiare, il buio dei giorni più corti dell'anno. C'è un padre che cerca una figlia per dirle che le vuole bene, una figlia che se n'è andata, ha il telefono spento. Irraggiungibile. Ed era l'ultima occasione. È fuggita? È morta? Non resta che ballare, con gli occhi chiusi e le palpebre che lasciano appena filtrare le luci intermittenti.
Il testo: "E vorresti riempirti la bocca d'amore / ma dai, ormai, manca poco a Natale / Stasera fa un freddo cane e tu bruci dentro / Il tuo telefono è spento".
 
Moravagine – Terror Natale
Ramones, Bad Religion, Damned. Il punk ama cantare del Natale. I Moravagine, gruppo punk di Padova, lo scorso anno divisero un disco con i Peter Punk (anche loro hanno in repertorio un brano natalizio, Alberi di Natale) e lì incisero Terror Natale. 1 minuto e 59 secondi schizzati, proprio come dev'essere, ma con tanto di campanellini che fanno tanta allegria e annunciano l'arrivo delle renne. Il succo della questione: basta portare regali solo ai bimbi buoni. Il piano per cambiare le regole: rapire il Bambin Gesù e chiedere un riscatto. Ma Babbo Natale avrà la sua rivincita. Insomma, un delirio in cui il cristianesimo incontra il paganesimo. E anche una banda di punk non proprio tranquilli.
Il testo: "Solo adesso che non c'è più il Natale / mi accorgo che proprio io sto male / Voglio un treno nuovo da poter far deragliare / Mille macchinine con la pista da schiantare / Sì, son contento / il Natale è redento".
 
The Zen Circus – Canzone di Natale
Un canzone di Natale in un disco intitolato Andate tutti affan***o il cui filo rosso è il qualunquismo. Foto di copertina scattata davanti al Palazzo della Civiltà Italiana (il "Colosseo quadrato") di Roma. Benissimo: e allora, nel giorno in cui nasce il figlio di Dio, Andrea Appino e compagni ci riservano un lento con protagonista un ragazzo tossicodipendente che durante il pranzo con i parenti non pensa ad altro che a procurarsi la sua dose quotidiana di droga (e spera nella mancia, invece che nel solito pacco). Nessuno si accorge della sua condizione, di lui vedono solo il viso sciupato, i capelli spettinati. E la maleducazione: vuole andarsene prima di aver mangiato il panettone.
Il testo: "Eccoli qua, sono già arrivati i parenti affamati / mi strappano le guance a suon di ganascini / Intanto si divorano le mie tartine / 'Sei un uomo ormai, ma come sei sciupato / Non sei neanche pettinato' / Penso, sfido io, da quando mi son fatto / ho venduto pure il mio motorino nuovo / Sono a secco, 'sto Natale / Dio, fa che non stia così male".
 
Marlene Kuntz – Merry XMas
Il nono pezzo tratto da Catartica, il disco di debutto dei Marlene Kuntz, e quello che più ha lasciato un graffio nella storia del gruppo (e del rock in Italia) e anche il primo video in assoluto. È il 1994. L'epoca della distorsione, delle chitarre che stridono, dei sogni schiantati contro la realtà (sono forse cambiate le cose? Sì, allora eravate vivi). L'augurio di Natale dei Marlene Kuntz suona proprio così: sonico. Ma quando Cristiano Godano grida 'Buon Natale!' mentre le immagini mostrano un brutale assassinio in un parcheggio tutto cemento e nebbia, è chiaro che è una grossa presa in giro. Non c'è nulla da festeggiare.
Il testo: "Ho l'universo in fiamme che mi lacera le gambe rollano e non c'è da ridere / Ho il cuore in gola ed è quasi Natale ma con tutta quella gente resto qua / Merry Christmas".
 
Bonus tracks
Infine, la tradizione. Intesa come quei nomi intoccabili, quelli che persino chi ama il tema natalizio nella canzone e s'impunta sul fatto che le tradizioni devono essere rispettate, insomma che il Natale è il bianco Natale, non può mettere in discussione. Sono colossi del nostro cantautorato. Sono tre, ma ribaltano l'inviolabilità del Natale: Piero Ciampi, Fabrizio De André e Francesco De Gregori. Del primo, Il Natale è il 24. Ne è stata fatta anche una cover firmata da Colapesce & Criminal Jokers, dai Criminal Jokers è uscito Motta. Chi è arrivato fino a qui sa di cosa parliamo e non c'è bisogno di spiegare: in fondo questa è una compilation alternativa alla solita compilation natalizia! Ciampi canta: "Ho una folle tentazione / di fermarmi a una stazione / senza amici e senza amore / Mio fratello è all'ospedale / sono giorni che sta male / la madre non l'ha più / Anche Pino è separato / Elio al gioco si è sparato / Mi stupisco sempre più". L'attacco è: "È Natale il 24 / non riesco più a contare / la vita va così...". La canzone della disertazione da ogni cosa, dalle persone, forse anche da se stessi.
 
Avrete forse già sentito la Leggenda di Natale di Fabrizio De André, anno 1968, album Tutti morimmo a stento. Il testo è una traduzione riadattata di Le Père Noël et la petite fille (Babbo Natale e la bambina) di George Brassens e affronta il tema della violenza sessuale. "Una meravigliosa canzone che getta un alone di tristezza sui giorni di solito felici del Natale", si legge in un commento online, ma più che tristezza qui si finisce in un baratro senza fondo. Il testo: "E venne l'inverno che uccide il colore / e un babbo Natale che parlava d'amore / e d'oro e d'argento splendevano i doni / Ma gli occhi eran freddi e non erano buoni".
 
L'ultimo, Francesco De Gregori con Natale, 1978, tra queste tre canzoni la più popolare. Forse perché è inserita nell'album De Gregori, quello di Generale. Ne esiste anche una cover firmata Babalot a dimostrazione, come già visto sopra, che la buona musica emergente ama i maestri. "Qui la gente va veloce ed il tempo corre piano / come un treno dentro a una galleria / Tra due giorni è Natale e non va bene e non va male / Buonanotte torna presto e così sia".
 
Ghost tracks
Le tracce fantasma, quelle che stanno alla fine di un cd e che ti mettono alla prova, perché devi avere la costanza di far girare il disco per un po', nel silenzio più assoluto. Aspettare. Poi ricomincia la musica. Arriva Spartiti, ovvero il duo composto da Max Collini degli Offlaga Disco Pax e Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò. Ieri, alla vigilia di Natale, hanno pubblicato il video Babbo Natale, tratto dall'album Austerità, realizzato "grazie alla collaborazione straordinaria tra il regista della neoavanguardia bulgara Peter Popangelov e il Compagno Gonzalo". La storia di Babbo Natale è quella immaginata da Simone Lenzi, scrittore e voce dei Virginiana Miller, che l'ha messa tra le pagine del libro Mali minori e poi gentilmente ceduta a Spartiti perché fosse musicata e recitata. Racconta del bimbo Filippo che, la vigilia di Natale del 1991, viene portato dal padre nella sezione 'Giuseppe di Vittorio' del Partito Comunista Italiano per la prima, vera rivelazione della vita: il barbuto omone che porta i doni non esiste. Il testo: "Non era solo il fatto che si sentisse ridicolo per aver lasciato sul tavolo di cucina la tazza di latte con i biscotti e la ciotola d'acqua per le renne, come aveva fatto ad ogni vigilia / Era piuttosto l'idea di essere considerato grande abbastanza da guardare la realtà delle cose / Come se guardare la realtà delle cose significasse necessariamente smettere d'immaginare che ci fosse un mondo oltre a questo".
 
Silenzio. Musica. È quella di Tricarico, ha un titolo bellissimo: La neve blu. Ve lo ricordate Tricarico quando era Tricarico? Quel fragile cantautore che sembrava arrivato da un altro mondo, con le sue storie pure, i tratti infantili, la poesia che ti spacca il cuore? Il suo non è un brano natalizio. Ma c'è la neve, c'è l'incanto e ci sono i bambini. Un fratello maggiore che stupisce la sorellina. S'inventa una favola per lei, per farla dormire, in cui dal cielo cade della neve speciale, ma solo ogni mille anni e solo in un luogo. La bimba sbircia fuori dalla finestra, fa freddo, e all'improvviso arriva la neve blu. Ma lei non sa che sul tetto c'è il migliore amico del fratello che butta coriandoli colorati. Tricarico? Nel video è vestito come il Piccolo Principe ma qui è un vero Re: "Lui piano, piano esce dalla stanza / Scende in cortile e dice va bene, ora basta / basta, basta buttar giù la neve blu / E il suo amico scende dal tetto e vanno al fiume / a guardare le lucciole luccicare".
La sentite, ora, la magia del Natale?