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MUSICA

'Primavera Sound', si celebra il rito finale. È la magia del rock: c'è Van Morrison al comando

Mentre a Londra il terrorismo fa ancora vittime, minando la società europea che vuole essere libera e laica, a Barcellona migliaia di persone si riuniscono nel rito di condivisione di un grande show: con, oltre a 'The Man', anche Grace Jones e Arcade Fire

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BARCELLONA – Nelle stesse ore in cui sabato il terrorismo colpiva a Londra, mentre ancora nessuno poteva immaginare altri lutti e tragedie, al Primavera Sound di Barcellona si celebrava la forza della musica, il suo potere di unire le persone e di combattere l’odio, di curare l’anima. Senza esplicitare nulla, senza bisogno di parole o proclami, soltanto con la bellezza di una melodia, di una voce riconoscibile in mezzo ad altre mille, soltanto grazie al blues, al soul, al suono caldo di un organo hammond. È toccato a Van Morrison di celebrare il rito collettivo che riconcilia l’uomo con l’uomo, di rimettere al centro della scena un’emozione condivisa e i trentamila, forse quarantamila spettatori che lo seguivano al Parc del Forum l’hanno capito, hanno continuato a gridare al cielo il nome di Gloria che voleva anche dire al mondo intero: “Eccoci, siamo qui, non abbiamo paura, non ci ridurrete mai al silenzio”.
 
Van Morrison 
 Gloria, che ha chiuso il concerto del cantautore irlandese, è allora continuata per qualche minuto cantata soltanto dal pubblico, mentre la band lasciava sorridente il palco, felice di aver condiviso quei momenti, felice soprattutto di osservare cosa aveva combinato: una reazione a catena di gioia. È stato in quel momento che il pubblico ha realizzato che non stava tenendo viva soltanto una canzone, è stata un’esplosione benefica che guarda caso è culminata proprio con Gloria, un brano passato di mano in mano per generazioni come un testimone di entusiasmo, Patti Smith, i Doors, Jimi Hendrix, gli U2, David Bowie, gli AC/DC, caricato per l’ennesima volta di significati inediti dal pubblico, stavolta quello del festival rock di Barcellona: voglia di gioire, voglia di vivere, voglia di annientare l’odio. Un artista come Van Morrison può riuscire in tutto questo. Il suo concerto passa dal blues al soul, dal rockabilly alle ballate country-folk tocca corde segrete, dispone al meglio, c’è Moondance in apertura, poi tra le altre Sometimes we cry, Carrying a torch, All work no play e Brown eyed girl, la band che l’assiste è pazzesca, l’atmosfera magica. E la musica diventa uno strumento misterioso.
 
Grace Jones
  
Poi sullo stesso palco è arrivata Grace Jones, icona vivente che a 69 anni, in forma perfetta, si è presentata sul palco solo con un corpetto che le stringeva i fianchi, seni nudi e il corpo coperto di segni etnici di vernice bianca, simili a quelli che a metà degli anni Ottanta disegnò sul suo corpo Keith Haring per il video di I’m not perfect. Cambi d’abito, o meglio di stravaganti accessori, per ogni brano: la cantante, modella e attrice giamaicana ha dimostrato con una serie di brani di essere ancora decisamente in linea con quanto accade nella musica, la sua avanguardia è diventata moda, come dimostrano brani come Slave to the rhythm, le sue versioni di Love is the drug e La vie en rose, e ancora Nightclubbing e Pull up to the bumper. “Sono stata ferma troppo a lungo, avevo voglia di cantare” ha detto la cantante e attrice, dimostrando anche grazie a una band potente e dai suoni decisamente moderni (con il figlio Paulo alle percussioni) di poter passare dalla new wave alla electronic wave con grande dignità e soprattutto credibilità. Ha anche regalato al pubblico un inedito: “Non lo pubblicherò mai, lo regalo a voi che siete qui ad ascoltarmi".
 
Win Butler degli Arcade Fire 
La serata finale del Primavera è proseguita poi su uno dei palchi principali con il set degli Arcade Fire, che hanno risuonato dal vivo gli inediti Creature Comfort e Everything now dall’imminente e omonimo album, seguito di Reflektor del 2013 dal quale hanno tratto molti dei brani in scaletta. Un set travolgente, per un rock indefinibile e imprevedibile che ogni tanto si apre a melodie e suoni etnici. Un tocco di epica e oscura nostalgia per chiudere l’edizione 2017 del Primavera che in quattro giorni ha superato i 200 mila spettatori.